Le belle sale affrescate della scuola Eurocentres nel rinascimentale Palazzo Guadagni in Piazza S. Spirito hanno ospitato quest’anno la seconda edizione del Limmud Italia Day, la “due giorni” di lezioni tenutasi il 31 maggio e il 1 giugno con una affluenza di 130 persone e ben 40 presentazioni.
La formula di Limmud ha dimostrato ancora una volta la sua validità: questo evento, creato in Inghilterra circa 30 anni fa, si muove su binari ben collaudati, che il team del Comitato Organizzativo di Limmud Italia segue con convinzione, e che anche quest’anno si sono rivelati come la chiave del successo dell’evento.
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Elena Bartolini ha tratteggiato la figura di Regina Jonas, la prima donna ebrea ortodossa ad essere ordinata rabbino in Germania nel 1935 e poi deportata a Auschwitz dove morì nel 1944, una figura completamente dimenticata e riscoperta grazie al ritrovamento fortuito di un pacco di sue lettere e sermoni e di due sole fotografie che la ritraggono vestita con una cappa nera. Si tratta senza dubbio di una donna ebrea molto moderna, che malgrado le modeste origini, si è impegnata totalmente per studiare nel collegio rabbinico di Berlino con l’intento di divenire rabbina, rifiutando ogni scorciatoia di ordinazione non ortodossa.
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A un altro personaggio misterioso, Chouchani, è stata dedicata una presentazione di Miriam Camerini: di lui hanno parlato vari scrittori e filosofi, come Elie Wiesel, Emanuel Levinas, Chaim Baharier, e dalle loro descrizioni esce l’immagine di un personaggio originale che si aggirava per l’Europa all’indomani della seconda guerra mondiale, con un aspetto a metà fra pagliaccio e clochard, un genio in grado di recitare a memoria libri interi, parlare molte lingue tutte perfettamente, a periodi insegnante di ripetizione in qualsiasi materia alla Sorbona, che gli offriva anche un letto. Un maestro che desta attrazione e repulsione, che compare e scompare passando da Parigi a Israele, per poi andare a morire in Uruguay dove è sepolto.
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Chiara Sciunnach ha offerto una presentazione sul difficile rapporto fra fratelli nella Torà: un’aula gremita, evidentemente a causa dell’argomento che tocca tutti da vicino, ha potuto ascoltare le vicende di varie coppie di fratelli e toccare con mano come la Torà sia in grado di parlare anche al mondo odierno, ricca com’è di vicende eterne, di sentimenti che in qualche misura tutti abbiamo provato, amore, odio, gelosia, di genitori assenti e di figli che non sono cresciuti ma sono rimasti infantili nel loro approccio alla vita e al mondo circostante.
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Odelia Liberanome ha presentato i primi due volumi della collana “La Mia Torà”, a cura di Anna Coen e Mirna Dell’Ariccia, due manuali che associano all’insegnamento della storia biblica l’educazione al gusto di saperne di più, scoprendo i valori universali della Torà. Ciò che è importante è che il secondo volume, e presumibilmente anche quelli che seguiranno, è stato pubblicato da una casa editrice nazionale, che ne consente la distribuzione anche nelle librerie e su Amazon, facendone quindi uno dei pochi strumenti educativi per ragazzi e famiglie facilmente reperibile sul mercato.
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Tra le presentazioni di carattere scientifico ha destato molto interesse quella di Giovanna Dolcetti, insegnante del Metodo Feldenkreis e allieva di Ruthy Alon, che ha descritto la vicenda umana e di grande spessore di Moshè Feldenkreis, nato in Ucraina nel 1904, laureato alla Sorbona, scienziato, fisico e esperto di neuroscienze, inventore dell’omonimo Metodo, una disciplina che si basa su una serie di semplici esercizi che coinvolgono ogni parte del corpo; sulle sensazioni che questi esercizi producono in chi li esegue, insomma un vero e proprio metodo per risvegliare l’intelligenza del proprio corpo e recuperare la sua naturale spontaneità.
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Gadi Piperno ha proposto una riflessione personale sull’atteggiamento contraddittorio del popolo ebraico nei confronti di HaShem, che passa da manifestazioni di grande fede a situazioni in cui la stessa viene messa in discussione con atti di ribellione. L’argomento proposto ha offerto vari spunti di discussione fra il pubblico.
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Infine una presentazione di Sandro Servi su Un drago a sette teste nella Yeshivà di Abbayè, un enigmatico racconto dal trattato Qiddushìn del Talmud Babilonese; dopo una breve introduzione al tema, i partecipanti si sono divisi in gruppi e hanno potuto discutere con il metodo della chevruta e formulare le proprie interpretazioni, per poi riunirsi e ascoltare alcune ipotesi di risposta. Anche in questa occasione la discussione è stata animata da molti interventi, secondo lo stile di Limmud che, contrariamente alle conferenze tradizionali, predilige un pubblico attivo e partecipe.